credi alle leggende degli abeti
e alle bugie bianche dei papaveri,
ai segreti dei prati di erbacce;
sussurri in guisa da sospiri,
polvere invisa al vento,
vaga nel vitreo mondo.
oltre il sole,
dove il deserto prende vita,
dove arlecchino ha la pelle stinta.
nulla vi era oltre le palpebre,
l’oscurità cingeva l’incavo assopito,
e lui fissava l’ombra oltre le mie spalle;
invocavo il nome della donna
ma lei non conosceva il suo,
godeva delle mie grida
come un dio straniero
di salmi indecifrabili.
non fidarti della luce e del buio,
non fidarti della sabbia che scotta,
dei baci e dei sospiri,
non fidarti del vento che sussurra al tuo inconscio.
fidati del nulla,
che pervade invalicabile la notte
e il giorno e la tua pelle spoglia,
pervade la tua gonna e ogni sguardo di cui s’ingombra,
colmerà il silenzio,
ti aspetterà sveglio alla fine del sentiero,
madre dell’esistenza,
e figlio del tuo braccio.
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